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venerdì 9 novembre 2012

Politica: perchè impegnarsi ancora

Torno a scrivere sul mio blog dopo qualche tempo.
L'impegno per il progetto "LiberaMente - dialoghi sulla contemporaneità" in cui sono stato coinvolto dall'Associazione ULISSE ( http://www.dialoghiliberamente.it/chi-siamo/organizzazione.html ) e quello per le primarie ormai alle porte, mi hanno allontanato dalla costante possibilità di scrivere qui.

Ho partecipato ieri sera per Sinistra Ecologia e Libertà al dibattito organizzato dal comitato per Renzi alle primarie.
Sento di ringraziare Mirko Malcangi per l'invito e tutte e tutti voi che avete partecipato e ascoltato.

Il mio appoggio a Nichi Vendola deriva da questa convinzione culturale prima che politica: attraverso il dialogo e il confronto possiamo costruire occasioni di crescita comune. Per questo motivo credo tanto in queste occasioni irrinunciabili in cui mettere in campo idee e non personalismi.

Voglio dire con chiarezza perchè credo nella politica e nell'impegno in politica:

Voglio fare politica per Gianluca, il ragazzino che ad Andria a aperto da solo nel suo garage una biblioteca a San Valentino, nella periferia della nostra città. 
Per lui, non per il potere.

Vito Ballarino

lunedì 10 settembre 2012

Da Francesco "Anch'io, come Roberta e come tanti altri ragazzi..:"


Caro Giulio,
Sono un ragazzo di quasi ventidue anni. Proprio come Roberta, la ragazza della lettera che hai postato sul tuo sito.
Anch’io, come Roberta e come tanti altri ragazzi della mia età, ho un sogno da proteggere. E, come loro, mi sento soffocare.
Mi sento soffocare perché non abbiamo punti di riferimento.
Mi sento soffocare perché viviamo la precarietà sotto ogni punto di vista.
Mi sento soffocare perché la nube di cattiveria che siamo costretti ad attraversare è troppo densa.
Mi sento soffocare perché non c’è nessuno in grado di ascoltarci e di farci innamorare del mondo.
Mi sento soffocare perché la politica, pensata per migliorare la vita delle persone, non riesce a dare risposte concrete. Veniamo costantemente strumentalizzati, ridotti a unità destinate a formare statistiche su quanto siamo “sfigati” o precari. O entrambi.
Mi sento soffocare perché le priorità di chi dovrebbe lavorare per noi sono la legge elettorale, la coalizione-addizione alla D’Alema da presentare alle elezioni, lo spread e il mantra dell’Europa che ci chiede tutto (tranne il reddito minimo garantito per assicurarci una dignità appena sufficiente per camminare a testa alta quando usciamo di casa).
Mi sento soffocare perché le poche persone dedite al bene comune (“politici” è diventato quasi un insulto, purtroppo) che stimo, come te e pochi altri, fanno fatica a farsi ascoltare. Non siete tutti uguali, e lo so. La logica di partito vi mette da parte e ci costringe a cercarvi col lanternino. Ma, una volta trovati, so che non tradirete mai me e i ragazzi che hanno un sogno da proteggere. Perché per voi, per te Giulio, so che quel sogno è importante. So che lo puoi capire, so che stai cercando una risposta per vederci sorridere, un giorno.
Sogno di essere rappresentato da qualcuno capace di commuoversi e starmi vicino se gli racconto che la ragazza che amo mi ha tolto dalla sua vita con un colpo di bianchetto.
Sogno di essere rappresentato da chi sa ascoltare e da chi ama la parola e il suo esercizio. Non per ingannare, ma per emozionare e raccontare che la vita potrebbe essere vissuta senza paura e senza odio.
Sogno di essere rappresentato da chi ama.
Senza questi sogni e senza gente dedita al bene comune come te, Giulio, che è in grado di capirli e farli propri, la mia vita non avrebbe senso. Almeno, non in questa vita (e nemmeno sono credente).
Grazie di esistere. È di grande conforto sapere che il tuo cuore batte anche per noi, ragazzi con un sogno e con tanto dolore nel cuore.
Ti sono vicino. Sono sicuro che un giorno potrai camminare liberamente senza paura -e senza scorta- fra la gente. E sorridere insieme a noi.
Francesco Bondielli

venerdì 7 settembre 2012

La bellezza della complessità

La possibilità di dar vita ad un percorso unitario a sinistra, di dar vita ad una nuova grande "scuola" che riscriva il testamento genetico della politica stessa partendo dalla formazione delle future classi dirigenti è una sfida complessa, ma forse fra le più importanti.

E' nel superamento della banalità, della piattezza del pensiero unico che cerchiamo quella famosa complessità che fu il seme della nostra democrazia nata attorno alla volontà di andare in profondità, di sviscerare tutti i rivoli minuziosi della società e degli individui che la compongono, portatori di quelle differenze che sono la più grande ricchezza che dobbiamo difendere e attorno a cui dobbiamo confrontarci e dialogare

E' al superamento dei nostri stessi limiti che dovremmo lavorare. Non i limiti anagrafici le provenienze regresse ma la tensione e il desiderio di ricostruire un nuovo senso di comunità.

Non mi spaventa la complessità che genera sempre crescita. Mi spaventano coloro che si sentono felici e contenti fra le quattro mura delle proprie sicurezze e convinzioni.

Vito Ballarino

mercoledì 5 settembre 2012

Lettera di una studentessa

Ho chiesto ad una mia amica studentessa di raccontare la sua storia in una breve lettera. La politica deve tornare ad impattare la vita uscendo dalle stanze del potere.
Ecco il testo.

"Il mio nome è Roberta, ma potrebbe essere Lucia, Francesca, Samanta, Teresa, Michela o qualunque altro nome di donna. Ho quasi 22 anni e se dovessero chiedermi cosa farò da grande, la mia risposta è non lo so. 
Il
mio sogno è sempre stato uno: fare la scrittrice.
Avrei voluto studiare in una grande città, laurearmi, conoscere qualcuno che mi desse la possibilità di crescere e diventare brava, poi lavorare e rendere fieri di me prima i miei genitori, poi me stessa.
Chiudo il libro delle favole e torno sulla terraferma, dove i sogni restano sogni e più che vivere bisogna sopravvivere.
Qualche anno fa mi sono iscritta alla facoltà di lettere di Bari, non la migliore, ma la più accessibile almeno per le mie tasche. Ho frequentato il primo anno e non è andata male. Avevo una media alta, studiava, studiavo. Lo facevo per me.
L'anno successivo ho interrotto gli studi. Mio padre è un operaio, mia madre una casalinga. Una casa in affitto, tre figli sulle spalle. Mio padre ha perso il lavoro e allora 'Arrivederci Università'. Facevamo la spesa con 15 euro al giorno, dove avrei potuto trovare 500 euro per la nuova iscrizione? Per il libri? Per fare la pendolare? I sogni restano nel cassetto e io sopravvivo.
Ho passato un anno in bilico su un filo pronto a farmi cadere. Non sapere cosa fare da grande a 20 anni era il problema più stupido, io volevo sapere se ce l'avremmo fatta. Volevo sapere se avrei mai più visto mio padre sorridere piuttosto che in depressione piangere senza un lavoro, avrei voluto vedere mia madre smettere di contare gli ultimi spiccioli per arrivare alla fine del mese.
Ho passato un anno ad osservare il mondo e capire che tanto non sarà mai come vorremmo, che la fatica è sempre per chi non se la merita e che l'ingiustizia sarà sempre sovrana. Ho capito che il futuro è il mio e la fortuna non è per tutti, allora se io non sono nata ''fortunata'' come tutti i figli di papà del mondo, la fortuna me la creo da sola.
Ho fatto tre lavori al giorno: ho dato ripetizioni private, ho fatto la babysitter, ho lavorato in un bar, in un ristorante, ho distribuito volantini per le strade sotto la neve e con le mani prive di sensibilità a causa del freddo. 5 euro al giorno, a volte 8, al massimo 20.
Non mi interessavano i vestiti nuovi, le serate nei bar, la vita mondana e le cene. Io volevo il secondo anno di facoltà, io volevo la laurea.
''Roberta, qual è stata la tua più grande soddisfazione sino ad ora?'' Se dovessero farmi questa domanda io risponderei: Aver lavorato, sacrificato me stessa, il mio sudore e la mia fatica.
Mi sono iscritta al secondo anno e l'ho anche terminato. Ho pagato la mia iscrizione, tutta da sola. Compro libri fotocopiati, per pagarli meno, a volta riesco anche a farmeli prestare. Vado a Bari solo quando è necessario, solo per dare gli esami. Anche il treno costa. Lavoro 12 ore al giorno per 35 euro, faccio la cameriera ed ho i calli alla mano destra perché spesso i piatti sono bollenti e una cicatrice sulla sinistra perché un bicchiere di vetro mi si è rotto tra le mani. Spesso studio di notte e lavoro di giorno. All'università ho chiesto una borsa di studio, ma non credo possa mai essere accettata a causa del mio anno di stop. Per l'università, quindi, sono una comunissima fuoricorso. Una fuoricorso come tante, ma con una vita che nessuno prova a considerare. Ho pagato quasi 400 euro per una Terza Rata ingiusta. Glielo spiegate voi ai Dottori che anche frequentare ha un prezzo, e la media del 30 ce l'ha chi nella vita riesce solo a studiare?
Troppe inutili domande che non avranno mai una risposta o una considerazione. La verità è soltanto una: la vita è ciò che ne facciamo, è il sudore e il sacrificio. I regali, le raccomandazioni, i soldi caduti dal cielo.. li lascio a voi.
Il mio nome è Roberta, ho quasi 22 anni e se dovessero chiedermi cosa farò da grande, la mia risposta è ancora non lo so. Non so se avrò una casa, uno stipendio, una pensione, una famiglia e una carriera. Lavoro 12 ore al giorno e sono felice. Felice di essermi sacrificata per la mia vita e per la mia famiglia. Felice perché io conto più di ogni politico, più di ogni avvocato figlio di avvocati, più di uno qualunque laureato in una università privata. Io valgo perché avevo un sogno e continuo a scottarmi, a tagliarmi le mani e sudare affinché possa avverarsi."





martedì 4 settembre 2012

Alla Festa Democratica del PD ad Andria


Sento il sincero bisogno di ringraziare Michele Terrone e Mirko Malcangi dei Giovani Democratici di Andria per avermi invitato al tavolo di discussione sul Diritto Allo studio, all'interno del programma della Festa Democratica del PD.
Ho sempre sentito dentro di me l'irrefrenabile e ineludibile tensione alla ricerca del confronto, del dialogo che sono simbolo e segno della cultura della curiosità; la stessa curiosità che ci permette di crescere, di fuoriuscire dai nostri limiti, di abbattere le barriere.
E quale sfida più importante di questa può avere il centro-sinistra se non l'abbattimento di tutte le barriere?
Guardo alla storia di ognuno di noi con profonda curiosità e passione. Spesso sono storie fatte di vittorie e di errori ma è all'interno di queste che va ricercato il collante per ricostruire insieme un percorso unitario, un percorso che non sia "il partito" ma la partita per cambiare e migliorare Andria e l'Italia tutta.
Per questo sono onorato di poter raccontare il mio punto di vista sulla scuola e sul mondo degli studenti a cui io appartengo, all'interno di questa festa che mi auguro possa diventare un giorno la festa di una comunità ben più ampia, completa, capace di difendere il lavoro e i lavoratori, gli ultimi e gli indifesi, coloro che reclamano il bisogno di rompere il silenzio contro ogni potentato forte che schiaccia sempre di più i deboli uccidendo la speranza.
L'ho scritto e detto più volte, per me esiste una sola partita da giocare anche nella nostra città: la costruzione di uno schieramente di centro-sinistra unitario, con chiari punti attorno a cui costruire un'agenda di governo cittadina che racconti un modo diverso di intendere il mondo e la nostra vita di comunità.
Non parlo di somme algebriche di partiti e liste ma della costruzione e della ri-appropriazione di una cultura politica che ci riconnetta tutti con lo scopo di tutelare sempre gli ultimi.

A chi si rinchiude nelle proprie stanze, a chi si amalgama e attorciglia attorno a burocrazie stantie che allontanano i cittadini dalla cosa pubblica e dal vivere comune dico di provare a correre più forte verso un orizzonte di speranza lasciandosi alle spalle i timori.

Ringrazio il Partito Democratico di Andria, il popolo del pd. Ringrazio coloro che in ogni occasione cercano sempre nuove forme di dialogo nonostante posizioni lontane.
Sopratutto ringrazio chi ad Andria, citando il Subcomandante Marcos a cui il mio leader di partito è particolarmente affezionato, non smette mai di "camminare domandando".

Vito Ballarino
Sinistra Ecologia e Libertà

domenica 19 agosto 2012

Sarebbe bello poter dire: ragazzi, spazio alle idee!

Gentilissimo Assessore Nespoli,
trovo un momento per rispondere a quanto privatamente mi ha scritto su facebook. Lo faccio volentieri perchè, nonostante le nostre differenze di pensiero, non ho mai rinunciato al confronto con Lei anche propositivo convinto sempre del rispetto che devo alla carica di amministratore pubblico che lei ricorpre.
Mi spiace che lei ritenga la mia generazione, una generazione manipolata, serva del potere e incapace di avere proprie idee misurandosi con il sogno di rendersi utile per la propria città e per la propria terra. E mi dispiace perchè, credo, lei abbia una assoluta puntualità nel perdere ogni occasione di connessione con il nostro mondo.
Non faccio un discorso fazioso, parlo direttamente con lei perchè ricopre il ruolo di Assessore alla cultura e perciò è deputato ad amministrare i soldi della nostra comunità nella maniera più attenta per ciò che riguarda il comparto culturale (e non solo).
Le righe in cui lei sostanzialmente mi/ci accusa di essere faziosi sono tristi.
La mia generazione, quella di noi giovani stretti nella morsa della precarietà, quella di chi studia e investe su se stesso senza sapere se mai troverà spazio in questo paese (Andria e l'Italia intendo), sente l'irrinunciabile bisogno di trovare adulti capaci di scommettere su noi ragazzi dando in primis fiducia.
Non c'è faziosità in questo; c'è solo la capacità che alcuni hanno di andare oltre steccati ideologici, confini, recinti identitari per provare a immaginare insieme il progresso della nostra comunità.
E' ovvio che differenze ci sono e ci saranno ma la vera sfida, a mio avviso, sta nel dialogo che produce sempre spunti nuovi che possono migliorare lo stato attuale delle cose.
Per questo è poco utile la sua rabbia e il suo risentimento ogni volta che qualcuno prova ad appuntarle qualche riflessione o anche a suggerirle un semplice spunto.
Dovrebbe, invece, esserne fiero perchè questo signifca che nella sua Città non vi sono giovani servi ma belle menti pensanti che desiderano rendersi parte attiva della vita comune e questo non può essere affatto un male.
Anzi, si dovrebbe investire in questa direzione e spingere sempre più perchè ribolla il senso civico, la cittadinanza attiva e frizzante proprio di noi ragazzi e ragazze a cui sta sempre più stretto l'abito che ci si vuole cucire addosso: irresponsabili, distanti, distratti, poco partecipativi, superficiali, ecc.

Quanto ai suoi continui riferimenti su Vendola e sull'operato della sua giunta e della Regione Puglia, devo ringraziarla.
Devo ringraziarla perchè mi offre la possibilità di precisare quanto Vendola abbia fatto per il comparto culturale in questa Regione. Ne è prova il Festival Castel dei Mondi che lei qualche settimana fa ha inaugurato, di cui lei giustamente si fa vanto e che appunta sulla propria giacca come medaglia al merito.
Grazie Assessore Nespoli perchè, vede, mi offre la possibilità di spiegare che la Regione Puglia ha investito sulla cultura e non sullo sterile intrattenimento di piazza. Il Festival Castel dei Mondi ne è una prova e stento a credere che lei non riesca a riconoscere il grande operato della Regione stessa che investe da anni nel Festival. Se così non fosse perchè dovrebbe continuare ad investire in esso con il suo assessorato?

Mi offre la possibilità di ricordare che non esistono "artisti politicamente vicini o lontani", o meglio esistono nella mente di chi proprio non coglie l'immensità e la bellezza del mondo dell'arte e della cultura che non può essere richiuso all'interno di un recinto di faziosità politica. L'arte e la cultura sono e devono essere libere caro Assessore. Se lo ricordi.

La ringrazio perchè mi permette di ricordare che, in Puglia, le politiche culturali della giunta Vendola hanno prodotto indotto. Per ogni euro investito vi è un ritorno pari a 6-7 euro in termini di lavoro, lavoratori e servizi connessi. E' la più grande industria culturale italiana quella pugliese. E il bello è che non inquina ma produce mestieri nuovi e menti libere, pensanti e critiche.

A me, alcune volte, pare che la faziosità, i timori, le chiusure, siano tutte dentro di lei e questo è un vero peccato. Dispiace ancora di più il fatto che lei non voglia proprio distinguere le produzioni costruite e incentivate dalla Regione Puglia (attraverso uffici deputati a tale compito) con un semplice concerto "a cachet".

Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno ideato e sono stati il cuore pulsante del Festival Castel dei Mondi, quelli che quest'anno ci lavorano e lavoreranno, coloro che hanno deciso di investire ancora nel Festival e sopratutto i volontari che gratuitamente animano questo spaccato bellissimo che ogni anno la Città di Andria si regala.

Sarebbe bello poter dire, indipendentemente dalla maggioranza che oggi governa e domani governerà la città: ragazzi spazio alle idee!

Vito Ballarino

venerdì 3 agosto 2012

Prendi il Festival Castel dei Mondi di Andria...

Prendi il Festival Castel dei Mondi di Andria, costruisci una cabina di regia (direttore artistico, direttore di produzione, segreteria organizzativa, ufficio stampa interno, responsabili di produzione). Poi per tutto l'anno, prima delle date del Festival, fai laboratori nelle scuole della città di Andria; laboratori manuali sul teatro, sulla legalità connessa alla fisicità del corpo, sul rispetto
 delle regole, sulla multiculturalità del mondo, ecc. Fai questi laboratori nelle periferie disagiate e abbandonate dove i bambini sono dimenticati e soffocati dal cemento. Poi quando arriva il periodo del Festival chiama le classi quarte e quinte degli istituti superiori a collaborare; ogni anno una o due scuole. Prendi gli spettacoli del Festival e programmali a San Valentino, a Camaggio, nel quartiere Europa, ecc. Poi chiudi il centro storico al traffico e consiglia ai cittadini di utilizzare il bike sharing. Posiziona musica in ogni piccolo angolo della città. Poi, conclusa l'edizione ad Andria, fai girare il Festival all'estero.
Ogni tanto alzare il sedere dalle sedie e correre per raccontare un'idea migliore di città, un sogno, significa offrire una speranza. Una speranza che appartiene e dipende da tutti noi.



Vito Ballarino